Il Manifesto dell’Aperitivo e i 10 principi di un rito tutto italiano. E voi a che punto siete?

Certi riti non si cambiano mai. Quello dell’aperitivo è uno di questi. Serviva però un Manifesto che lo valorizzasse, lo rendesse identificabile ovunque e in qualsiasi periodo dell’anno e gli conferisse il meritato riconoscimento. Ora quel Manifesto c’è, è il Manifesto dell’Aperitivo nato ufficialmente il 26 maggio di quest’anno a Milano, durante la prima edizione del World Aperitivo Day che si è tenuta nella giornata internazionale dedicata a uno dei rituali italiani più importanti. Ciascuno potrà verificare se i 10 principi fondanti del documento fanno parte della propria offerta, quanto vi si discostano e quanto margine per avvicinarvici avete.
- L’abbinamento del drink con una proposta gastronomica
Su questo siamo più o meno tutti allineati. Chi non abbina il drink a un’offerta di sushi, di poke hawaiana, a semplici stuzzichini o a piatti complessi?
- L’aperitivo in due momenti della giornata
Prima del pranzo o prima della sera, non in sostituzione dei pasti. Quanti di voi prevedono l’aperitivo prima del pranzo, magari la domenica?
- Almeno il 50% della materia prima utilizzata per l’abbinamento del drink deve essere di origine italiana.
Spazio allora alle eccellenze gastronomiche italiane dei nostri produttori: capocollo o capocollo di cinta senese? O di Montalcino? O del Chianti? Burro al tartufo o burro al Tartufo di San Miniato? Olive o olive di Cerignola? Sott’oli o broccoletto sott’olio di Custoza? Pesto o pesto di pistacchio di Bronte? Il Made in Italy rimane un caposaldo anche quando si parla del bere.
- L’assaggio come esperienza
L’aperitivo può essere l’occasione di un racconto. Quello delle storie dei produttori che hanno fatto diventare tanto prezioso quell’ingrediente, una narrativa che inizia dalla terra e termina sugli scaffali della distribuzione, ricca di aneddoti inaspettati e coinvolgimenti. Anche questo può essere richiesto a un bravo barman.
- La qualità non la quantità
Sembra banale e oramai scontato ma non lo è: conta la qualità non la quantità. Saper bilanciare il gusto intenso di una bevanda con cibi non leggeri che rimarrebbero soffocati dal drink; cocktails non abbinabili con cibi che non siano latini e speziati; sapori tostati a cui abbinare la dolcezza del cioccolato. Saper fare tutto questo in maniera coerente e ricercata è prova di competenza e professionalità.
- L’aperitivo e la cucina internazionale ma privilegiando la dieta mediterranea come best practice alimentare
Ce n’è per tutti e per tutti gusti: pomodori, olio extravergine, frutta, carni bianche, basilico, verdure, pesce povero. No a burro, maionese, formaggi grassi.
- L’aperitivo come scelta sostenibile
Sostenibile dal punto di vista della scelta degli ingredienti e anche dei materiali nonché delle tecniche di somministrazione. E voi quali ingredienti e tecniche utilizzate?
- Il valore del professionista
Quanto sappiamo trasmettere i valori dell’italianità, della sostenibilità e dell’accoglienza? La domanda è d’obbligo.
- La contaminazione con altri campi
Il momento dell’Aperitivo non è solo drink è anche incontro con l’arte, la moda e il design. Sta alla creatività di chi gestisce saper creare contaminazioni e momenti conviviali che vadano al di là del mero Aperitivo
- Nuove opportunità di consumo per i nostri prodotti sui mercati internazionali
Non dimentichiamolo mai: la valorizzazione del Made in Italy è sempre un’occasione per far conoscere la qualità e il gusto italiano nel mondo.